Iniziare un percoso individuale è una scelta a cui si giunge per motivazioni differenti. Spesso si tende a riflettere molto prima di prendere tale decisione, anche perchè nella nostra cultura è ancora poco comune chiedere aiuto a un professionista per poter affrontare le problematiche della propria vita. Sono molte le emozioni che ci impediscono di giungere a questa decisione, infatti, prima di contattare uno psicologo potremmo provare il timore di essere giudicati, la vergogna per ciò che ci sta accadendo, che stiamo provando e che non riusciamo a risolvere, il dubbio di risultare sciocchi o immaturi nell’ammettere una nostra debolezza.

Ognuno di noi ha un proprio “giardino segreto” con cui convive, costituito da dolore, difficoltà, timore, odio, gelosia, aggressività, colpa e molto altro; emozioni scomode e spiacevoli che possono portarci a creare fantasie inconfessabili o a frapporsi tra noi e la nostra realtà. Sono “un’accozzaglia” di pensieri, di paure, di emozioni sgradevoli, di comportamenti o abitudini di cui non andiamo fieri, ma che non riusciamo, nonostante i tentativi e la volontà di superarli, a controllare e a modificare. Parlerò in un’altro spazio di questi pensieri e comportamenti che non sono gestibili dalla nostra volontà e che ci preoccupano o ci rendono la vita complicata e frammentata.

Non è mai facile ammettere di fronte ad un estraneo la nostra convivenza con questo “giardino segreto”, perchè spesso non sappiamo quanto possa allontanarci da quella che crediamo possa essere una “normalità presunta”. Temiamo che ciò che stiamo sperimentando sia un segno di devianza, e la sola idea ci spaventa e questa paura ci porta a nascondere parti di noi di fronte al mondo, come degli aspetti non accettabili e condannabili da un esterno spesso distratto, giudicante e poco accogliente.

Questo stato d’animo potrebbe farci sentire particolarmente soli, sconfortati e preoccupati, non in grado di trovare una soluzione, e man mano potrebbe portarci ad un peggioramento del nostro benessere, delle nostre relazioni interpersonali o del nostro rendimento lavorativo. Continuando così la conseguenza è che il tempo passa, la nostra vita perde di energia e di qualità, avvicinandosi ad una scomoda e sgradevole sopravvivenza infelice o inaridita.

Ecco che quando il nostro limite di sopportazione ci spinge a non poter più proseguire in quella modalità ridotta di noi, timidamente ricerchiamo un aiuto, un consiglio, una possibilità. Così come accade anche di fronte a dei sintomi che incrinano la nostra salute, che debilitano il nostro corpo e pongono un freno alla tranquillità di proseguire con la certezza di stare bene. Queste condizioni non ci permettono più di continuare la nostra vita senza la necessità di rivolgere l’attenzione a ciò che sta accadendo dentro di noi.

Ognuno ha una personalità con cui si presenta al mondo, il “vestito buono” che ci garantisce di sentirci accettati e approvati, ma se questa apparenza che mostriamo si discosta troppo dal nostro modo spontaneo di sentirci bene con noi stessi, rischiamo di essere in un autocontrollo, in una “falsa identità” che ci allontana da chi siamo veramente: le maschere diventano pesanti, scomode e deformanti per noi.

Ecco che un percorso individuale potrebbe essere la possibilità di comprendere cosa ci sta deviando dal benessere, dalla libertà di essere quelli che siamo e dalla salute.

Nella psicoterapia individuale si crea uno spazio dove poter depositare finalmente tutte le maschere che indossiamo nel mondo che ci circonda. Possiamo invitare un “altro”, che diventerà un nostro “alleato”, a visitare il nostro “giardino segreto”, condividendo ciò che di scomodo sentiamo dentro e che nascondiamo al mondo.

Lo spazio che si crea insieme è uno “spazio sacro e protetto “, che ci consente di comprendere dove siamo, cosa ci ha portato ad essere lì e come poter tornare a ricollegarci a noi, alle nostre capacità, alle nostre risorse e alla riunione con la nostra vera natura interiore.

Il grande equivoco, rispetto al ricorso a un professionista, è che quegli aspetti di cui proviamo vergogna o timore siano da cancellare e da eliminare, e che non considerandoli possano recedere e scomparire, invece sono proprio quelli gli elementi importanti, che ci permetteranno di capire chi siamo, cosa non ha funzionato nel nostro passato, e, in seguito a questo processo, ci conducono come “magneti” a ritrovare la nostra stabilità e la nostra integrità. Nulla che possa essere condiviso in questo “spazio sacro e protetto” potrebbe mai essere contestato o giudicato, proprio perchè è semplicemente il bandolo per poter dirimere la matassa intricata che ci crea emozioni spiacevoli nella vita e che non ci permette di essere noi stessi con onore e autovalore.

Niente è impossibile da superare se ci mettiamo in discussione e cominciamo a ricostruire e a trasformare il nostro passato doloroso. Al di là di ogni problema c’è soltanto della sofferenza, qualcosa che abbiamo subito e che non siamo stati in grado di affrontare e sostenere. L’idea di far passare il tempo e che il trascorrere della vita possa portare a superare certe difficoltà è illusorio, in quanto il nostro cervello ha registrato quel dolore in modo profondo, e solo andando a lavorare su se stessi si può trasformare quel dolore che ci rende fragili e reattivi nella vita, in forza, autonomia e neutralità di fronte alle esperienze che affrontiamo.

Devi aggiungere un widget, una riga o un layout precostruito per poter vedere qualcosa qui. 🙂