La mia paziente mi racconta che quando era piccola sua mamma piangeva
e non si capiva perchè.
Gli uomini con cui ha avuto una
relazione la sfruttano, non la lasciano essere quello che vorrebbe.
Sente che è come se fossero legati alle sue caviglie e al collo,
come catene che la fanno sentire imprigionata.
Sente che sono
come sua mamma, dalla quale si sentiva imprigionata e che doveva
guarirla.
Si ricorda di quando aveva 8 anni e la mamma piangeva, lei doveva darle delle pacche sulle spalle per consolarla, mentre la mamma la ringraziava di esserci per lei.
Era un rapporto
invertito dove lei doveva avere un ruolo materno verso sua
madre.
Chiedendole di portare sua mamma nel proprio spazio, la percepiva come un blocco nella pancia come una palla grigia. Facciamo le frasi di Logo e arrivano nel suo spazio tutte le donne della sua famiglia che lei deve guarire.
Spesso nel lavoro di regressione non si opera solo per se stessi e per il proprio entourage, ma anche sul piano genealogico proprio come una costellazione che agisce nella rete famigliare in modo profondamente trasformante.
Sente tutte le antenate nella fronte, continuando
a lavorare percepisce che si sciolgono le catene dalle caviglie e dal
collo, la nonna e la bisnonna se ne vanno, ma la mamma non vuole
lasciarla perchè è arrabbiata. Facendo le frasi sia sulla paziente
che sulla mamma, anche lei se ne va e la sensazione che rimane è di
pace profonda.
Immagina di essere seduta di fronte al mare dopo il
tramonto. Sente la nuca che si espande, pensa ai suoi figli sentendo
che sono fortunati ad avere una mamma come lei. Sente leggerezza come
se avesse sciolto un nodo. Si rivede bambina d'estate con gli stivali
che cantava che la vita è bella e se la vuole goder. Torna a
sentirsi libera come il vento. Visualizza il volo di una farfalla e
un'aquila.
Spesso le nostre catene infantili si
ripropongono nelle relazioni sentimentali come degli automatismi a
cui non riusciamo a sottrarci e che riproponiamo in modo coatto
indipendentemente dal patner che incontriamo.
"Mi chiamo Michela e ho 13 anni. Da un po' di tempo ho dei tic e dei pensieri che mi disturbano e mi spaventano tanto. Ci sono immagini che mi assillano e che non mi permettono di stare tranquilla, per cercare di calmare la mia mente faccio gesti e recito delle preghiere che non riesco ad evitare di pronunciare. Ormai tutta la mia vita è accompagnata da questi problemi che mi perseguitano anche a scuola."
Quando questa bambina arriva da me la mia
preoccupazione è molto grande perchè i sintomi sono davvero molto
disturbanti.
Michela è molto collaborativa e i suoi genitori
hanno molta fiducia in me per una precedente esperienza con la
sorella maggiore di Michela che aveva con me affrontato molte paure
derivanti da problematiche di salute che l'avevano traumatizzata nel
suo passato.
Cominciamo a lavorare ed emergono in Michela molti
ricordi legati sia alla sorella e al timore della sua malattia, sia
ricordi legati alla scuola. E' una bambina molto sensibile che vive
con intensità ciò che accade a scuola, con i genitori, con la
religione.
Studiando il periodo medievale dell'inquisizione in
lei si erano affacciate paure e fantasie che le avevano invaso la
mente.
Chissà se magari collegate a storie d'anima antiche...
Si
evidenzia un iniziale disturbo ossessivo compulsivo che rivela una
forte rigidità e una grande insicurezza e auto critica da parte
della bambina. Affrontiamo man mano la sua tendenza al perfezionismo,
a non perdonarsi per gli errori o al grande nervosismo di non
sentirsi adeguata.
La sua mente comincia a liberarsi, emerge dapprincipio una certa aggressività prima tenuta a freno dalle compulsioni e dalle parole che pronunciava, in seguito torna ad essere più serena e più concentrata.
Finalmente torna ad
essere più presente a se stessa.
Il lavoro con i bambini
e con i giovani è molto efficace e spesso rapidamente riesce a
trasformare la sofferenza restituendo la tranquillità e riportando i
ragazzi sulla propria via con molta più sicurezza e chiarezza di
prospettive.
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